
L'Occhio egizio di Horus
L'occhio di Horus rappresenta lo strumento di percezione della luce in tutte le sue forme, dalla luce fisica del sole, alla luce della conoscenza e all’illuminazione interna dello Spirito risvegliato. E il potente simbolo protettore relativo a questa triplice concezione.
Dal “Libro egiziano dei morti”, che risale a un millennio prima di Cristo dove i testi sono stati ritrovati su papiri e su sarcofagi, riflettendo la tradizione dei sacerdoti di Osiride (il sole) e Iside (la luna) uniti insieme da questo unico occhio, narra il libro:
“...Avevo cominciato a esistere come un solo Dio ed ecco che ce n’erano tre. Due entità venute al mondo: Shu e Tfeni. Si rallegravano nel Nun in cui esistevano.”
Si è così attuato il mistero dell’uno che è diventato tre, lo stesso della trinità cristiana, ma continua il libro egiziano dei morti:
“... Shu e Tfeni, allontanarono nell’immensità della luce, gli astri gemelli, il sole e la luna (il giorno e la notte) sono l’occhio destro dell’essere supremo, il sole e quello sinistro, la luna.”
Il sole per gli antichi egizi era un globo, proprio come l’occhio sferico. L’uomo poi è sempre stato affascinato dalla mutevolezza della luna, e gli egizi vedevano nelle fasi lunari l’occhio acuto del felino che vede anche al buio e ha fatto del gatto il suo pupillo venerandolo come un Dio.
Ma c’è di più. L’occhio di Horus era per gli egizi alla base delle misurazioni del tempo (fasi mensili) e del volume a causa del suo frazionamento, non dimentichiamo che l’aritmetica egizia era basata sul dimezzamento invece che sull’addizione; è interessante anche rilevare che, se per vedere a distanza è sufficiente un occhio solo, solo quando gli assi oculari di entrambi gli occhi si convergono, siamo in grado di formarci l’idea dello spazio tridimensionale e quindi del volume.
“La luce della notte, l’occhio sinistro (la luna) si leva a Oriente, mentre il globo del sole è a occidente, sottintendendo che la luna riflette la luce del sole.”
Il significato dell’occhio di Horus dunque simboleggia la luce divina, che è maschile e femminile, e forse è per questo che si dice che “l’occhio è lo specchio dell’anima”.
Per concludere faccio ancora una citazione al Libro dei Morti:
“Il Principio dell’armonia è una legge cosmica, la Voce di Dio. Qualunque sia il disordine provocato dall’uomo o da un fortuito incidente naturale, con la protezione dell’occhio di Horus, la natura lasciata a se stessa, rimetterà tutto in ordine per mezzo delle affinità, la coscienza risiede in tutte le cose.”
Così l’occhio rappresenta lo strumento di percezione della luce in tutte le sue forme. E l’aureo è il potente simbolo di tutti i poteri relativi a questa triplice concezione.
Dal momento in cui l’uno osserva se stesso esistono, lui e l’altro, i due opposti. L’occhio di Horus, è il simbolo della Luna e del Sole sua ricerca spirituale, questo è insito in tutta la creazione, in cui niente può esistere senza il suo contrario.
Di C.B.Sibilla
Pubblicazione N. 41 periodico "L'Altra Scienza" Libreria Editoriale Sibilla (reg. trib. di Genova N. 36/92 Registro Stampa 2235/92).


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