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Una Montagna Sacra: l'Abbazia di San Galgano

Poco distante da Monte Siepi vi è l’abbazia di San Galgano, nella dolce campagna senese; si resta stupefatti, davanti a tanta meraviglia: un’abbazia gotica, dalla bellezza misteriosa, che ha per tetto il cielo e per pavimento dell’erba tenera. Se ci capitate, in un giorno di tarda primavera, resterete senza fiato davanti alle sue rovine maestose, ricche di un passato che richiama il mondo celtico.

Certo, il pensiero va inevitabilmente ad analoghi edifici sacri un po’ ovunque, dalla Francia all’Inghilterra, dove le leggende celtiche sono ogni dove, e raccontano, come la cattedrale di San Galgano, di una spada nella roccia; da Artù al Graal, a Parsifal, e ancora a Galvano (sì, Galvano, nipote di Re Artù, e chissà se è soltanto un caso, che i due nomi si assomiglino tanto).

Anche se il ciclo arturiano non poteva essere famoso nel medioevo in Italia, nel dodicesimo secolo, il contenuto è talmente ricco di archetipi che qualche collegamento è ugualmente possibile

 


Ma entriamo nell’abbazia di San Galgano: sopra le nostre teste, il volo degli uccelli, in un cielo azzurro, rende ogni cosa ancor più magica, quando i nostri occhi si posano nella buca al centro, dov’è conservata la spada nella roccia. Ma, se Excalibur era stata estratta dal giovane Artù, ed era dunque un segno di riconoscimento della sua regalità, questa, che si trova in val di Merse, vicino a Siena, era stata confitta saldamente: per conversione, quella di Galgano, quando, grazie all’apparizione e alla guida d’un Arcangelo, si trasforma la vita di questo giovane, così come l’elsa si trasforma in croce, l’arma diventa il segno del capovolgimento di tutta la situazione, di “conversione”.

È una conversione che prevede un viaggio iniziatico con l’Arcangelo della Verità.
Si sa che ogni iniziazione ha prove di “passaggio”. Per prima, il passaggio delle acque: e la sfera delle emozioni è per l’appunto acqueo. Dunque, saper superare il tumulto delle passioni, superare il buio, l’oscuro percorso nelle caverne, simbolo di morte rituale, morte senza la quale non può esserci rinascita. La leggenda medievale di Galgano narra che prima di essere santificato, passò giorni tumultuosi nella caverna. Tuttavia, ciò accade solo dopo che aveva superato il prato fiorito (che nel simbolismo è: il paradiso terrestre, dove l’uomo era semplice e innocente). Il percorso verso la santità è riservato a chi non ha mai perso, nel fondo dell’anima, una primitiva purezza.
Come simbolismo, per questa iniziazione, c’è la visione medievale di Galgano, della Gerusalemme Celeste, costruita sul cerchio e sul numero 12, come le 12 costellazioni zodiacali, fino alla contemplazione estatica del Divino. L’iniziazione avuta in sogno diventa reale solo nel momento della “conversione” ed è il momento in cui Galgano decise di fermarsi proprio sul Monte Siepi e prese la decisione di conficcare la spada nel terreno.
E quella spada ha molte ambivalenze: il suo simbolismo è riscontrabile non solo nell’elsa che diventa croce, che a sua volta significa l’unione del principio maschile - cielo, braccio verticale - con quello orizzontale femminile, - terra, mare - ma anche nella lama, a doppio taglio. La lama, infatti, taglia, separa di netto, operando questa divisione usa la virtù del discernimento, ha in questo modo la coscienza del Bene e del Male e dunque dal momento che Galgano infligge la spada dove poi costruirono l’abbazia, che porterà il nome del Santo, lavorerà per i deboli e gli oppressi.

Tuttavia, il simbolismo dei due tagli ci dice anche che la spada può essere usata al negativo, per il male e la distruzione. Ma gli esoterici sanno, che la spada è un’arma sacra, che da sempre si presta a giuramento: e dunque come tale dovrebbe essere destinata alla giustizia.
In alchimia la spada rappresenta l’operazione del “solve”, mentre cosa diversa è lo scettro che ha come simbolismo il “coagula”: è il fuoco del crogiolo, così disfa ciò che non funziona e unisci ciò che funziona.
Il simbolo della spada dunque è di natura femminile e maschile insieme, secondo la valenza che ciascuno di noi da al simbolo, di volta in volta. E’ anche unione di fuoco e di acqua, perché viene forgiata, elemento di purificazione che poi ci avvicina a San Giovanni Battista.
Così, oggi, Galgano prega dinnanzi alla spada trasformata in croce, che, in questo modo, diventa lo strumento dell’ascensione al cielo; è il ponte, la scala, o, meglio, l’Asse cosmico che lo collega al Paradiso, visto da Galgano in una visione mistica.
Allo stesso modo altri iniziati “videro”. Il profeta Maometto vide una scala della moschea di Omar; eretta su una roccia del monte Moriah, sulla quale Abramo sacrificò al Signore, porta al cielo con angeli a destra e a sinistra di essa. Così Galgano, passando le acque, poi il cammino sotterraneo nella caverna, compie un’ascensione verso la montagna sacra. Per questo chi costruì l’abbazia compì un vero e proprio rito: così rotonda, con archivolti. Sognata da Galgano, si è tutta concentrata sulla spada confitta nella roccia di una montagna di modesta altura, ma che rappresenta un vero modello cosmico. “Centri del mondo”, luoghi mistici, da Le Mont Saint Michel al Gargano, da Padre Pio sino a Lourdes e a Fatima.
In quanto “Centro del Mondo”, è ovvio che, sul monte Siepi, ci si deve andare con cuore e sentimenti nobili, non solo come turisti alla ricerca di un pezzo di storia o di curiosità. Il monte Siepi è una Montagna Sacra, alla quale si accede con sacralità, per ritornare a casa veramente cambiati. E così la spada nella roccia la si può venerare sotto gli azzurri cieli toscani, anziché sotto i brumosi cieli celtici della Scozia o della Cornovaglia.

Di Cinzia Sibilla Biffino

Pubblicazione N. 41 periodico "L'Altra Scienza" Libreria Editoriale Sibilla (reg. trib. di Genova N. 36/92 Registro Stampa 2235/92).

Quale tensione interiore spinse un oscuro cavaliere di ventura nel Medioevo ad infiggere il suo spadone medievale sulla cima di un colle? Quale piccola o grande “guerra santa” dovette egli combattere fino a giungere al compimento di un gesto che sembra destinato a superare le barriere del Tempo e dello Spazio e ad assumere un’aurea di immortalità difficilmente eguagliabile?
E perché, malgrado la fin troppa rapida elevazione agli altari, allora come oggi la figura di Galgano Guidotti resta avvolta da un alone di mistero e di sospetti, addirittura di eresia?
E infine, che cosa si intendeva rappresentare, in termini di “messaggio”, mediante l’evocazione di simboli ed “acta” che richiamano molto da vicino l’epos arturiano ed il folto mondo “poetico” della Tavola Rotonda?
Tanti sono gli interrogativi che emergono da un’osservazione attenta di Montesiepi, dei luoghi fungenti da “teatro” al misticismo medievale toscano, della vita e della “leggenda” stesse del Beato Galgano chiusdinese. A livello di percezione immediata, e quindi più in via istintuale che sulla scorta di razionalizzazioni, si riceve tuttavia l’inquietante sensazione del trovarsi dinanzi a qualcosa di diverso, rispetto ad una delle solite “vite di santi” trasmesse dalle agiografie (ed oleografie) ricorrenti nella storia della Chiesa.
Parrebbe anzi di ravvisare, nella vicenda di S. Galgano, i segni ed i caratteri tipici della letteratura “gialla”, sepur integrata e condizionata da un pregnante sostanzialità esoterica.
(Nicola Coco, La spada nella roccia ed i luoghi della beatitudine, ATANOR.)

 

 

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